Cagiva Mito 125 “Scorpion Performance” by Simone Barbagallo
Quando in redazione è giunta la mail di Simone Barbagallo, uno “scalmanato” ragazzo siciliano, abbiamo stentato a credere ai nostri occhi. Il nostro stupore è stato in seguito amplificato dalla sua seconda mail, in cui, sotto estenuanti solleciti, ci ha descritto dettagliatamente, con foto e scheda intervento, la sua incredibile special su base Cagiva Mito 125. Una realizzazione destinata ad apparire in tanti eventi (l’anno scorso è stata esposta al Bike Expò di Padova), visti anche i molti accessori estetici di enorme impatto, a bruciare i rettilinei delle gare di accelerazione, grazie al kit di sovralimentazione al protossido d’azoto, e a donare grande divertimento e soddisfazione tra i cordoli, ovviamente al solo proprietario… Ahinoi! La prima domanda che viene da porsi di fronte a certe immagini è: perché realizzare un mezzo simile? Tre le ferree risposte del nostro Simone alias SimoGT: “Sfamare la mia insaziabile voglia di tuning, creare qualcosa di unico e inimitabile, rispecchiare il mio io in un bolide a due ruote”. Bisogna essere per forza di cosa dei “malati” dell’elaborazione, romantici, fanatici, fate voi… E poi perché non investire un tale budget in una moderna superportiva 4T? Secca la risposta: “Elemento portante dei quattro anni in cui ho lavorato alla “Scorpion Performance” -questo il nome della special- è stato il concetto di difficoltà. Per essere più chiaro, trasformare oggi una R1, una CBR o qualcosa di simile, è molto semplice perché hai una vasta scelta in quantità e qualità di parti aftermarket da poter adottare rispetto a una semplice Cagiva Mito, che fa a botte con la totale mancanza di pezzi speciali, fatta eccezione per piccole fesserie. Adattare per poi elaborare componenti provenienti da altre moto e completare il tutto con dei particolari unici, creati dal nulla, presi da semplici idee: questa è stata la linea guida del progetto. Un progetto che non avrebbe visto la luce senza l’aiuto di tre aziende con cui ho collaborato e che non smetterò mai di ringraziare: la Motosport Ragonesi di Dario e Salvo Ragonesi, conosciuti come “Johnson” e “Johnson Junior”, la Giesse Motocarene di Giovanni Sciacca e la Air Kult di Mario Minnalà, che hanno curato rispettivamente meccanica, veste in carbonio, verniciature e aerografie”. Caro Simone, noi di Special non possiamo far altro che farti i nostri più sinceri complimenti, andando a presentare reparto per reparto i segreti della tua superlativa Scorpion Performance! Di provarla non se ne parla? Vabbè, non te lo chiediamo più… O magari… tra qualche anno! Chissà…
Sguardo da belva
La prima cosa che salta all’occhio è l’inedito frontale. Sono state ridisegnate le prese d’aria anteriori, ora più squadrate, e il gruppo ottico è stato incastonato in due palpebre di carbonio. Uno sguardo cattivo, accigliato quello della Scorpion Performance, reso ancor più “indiavolato” dall’utilizzo di led rossi Simoni Racing. Quello dei neon e delle varie luci è qualcosa che può piacere o meno; certo in un ottica prettamente racing possono essere criticate (senza parlare dell’impianto stereo touch screen incastonato nel serbatoio!), ma come dimostrano le foto in studio il risultato è a dir poco aggressivo. Va detto che l’intera carena è stata realizzata in carbonio; ben fatti gli sfoghi dotati di rete metallica e il codone di derivazione Ducati 998, modificato con lo stesso stile nella parte superiore e dotato di una sella in alcantara ricamata. Il cockpit è semplicemente spaziale e anche in questo caso ogni dettaglio è curato al limite. Innanzitutto regna sovrana la strumentazione AIM modello MXL (il top di gamma dell’azienda italiana), cui va ad aggiungersi il manometro per la pressione del protossido d’azoto. Poi troviamo la mastodontica piastra di sterzo in Ergal e gli accessori firmati dalla Rizoma, quali leve freno e frizione, manopole e terminali manubrio, serbatoio del liquido freni. Al tutto si aggiungono due chicche, una “tecnica”, e cioè gli interruttori per armare l’impianto Protoxide, e una prettamente estetica, ovvero la targhetta in oro che riporta la scritta “Limited edition – Scorpion Performance – 001/001”, vale a dire: esisto solo io! Ci sono poi una miriade di particolari, come il kit allo xeno per i fari, i componenti in carbonio, tra cui i parafanghi e le protezioni forcellone, per passare al plexiglas Fabbri e alle pedane in Ergal Gilles Tooling pluriregolabili. Senza dimenticare le aerografie di loghi e scritte riportate sulla moto, un autentico inno alla personalizzazione…
LA PREPARZIONE ESTETICA
Luci Simoni Racing
TOTALE 13.610,00 €
Pronti per la Superbike
Per quanto riguarda la ciclistica non esiste più niente di serie della Mito originale. Partiamo dall’anteriore dove troviamo una mastodontica forcella Marzocchi pluriregolabile da 50 mm, dotata di piedini radiali su cui sono state sistemate due pinze Discacciati con 4 pistoncini in titanio che mordono dischi in acciaio della serie “Racing Light”. Queste sono azionate da una pompa radiale da 19 mm realizzata sempre dall’azienda lombarda. Ma è per il reparto posteriore che il lavoro si è fatto più complesso in quanto il vecchio e minuto forcellone originale ha lasciato il posto a un monobraccio derivato da una MV Agusta F4; questo però è vero solo in parte. La zona dell’attacco al telaio è stata infatti mantenuta e dopo un attento lavoro di adattamento, che ha riguardato anche la realizzazione di appositi leveraggi artigianali per il nuovo mono Öhlins, questa è stata saldata all’elemento della superbike italiana. Una cosa da fuori di testa. La ruota posteriore è frenata da una pinza e una pompa Brembo, cui va ad aggiungersi il piccolo disco Discacciati. Le tubazioni freno rappresentano il top di gamma di casa Fren Tubo, essendo il modello in carbonio con raccorderia in Ergal. Come avrete notato i cerchi sono dei Marchesini, versione in magnesio forgiato, e montano coperture Pirelli Diablo slick SC2. Altro lavoro di fino è stato fatto ovviamente sulla pistra di sterzo per adattarla a un telaio “slim” come quello della Mito. Ovviamente non poteva mancare un ammortizzatore di sterzo e SimoGT ha optato per un classico Öhlins lineare posto tra piastra e serbatoio. Se solo si pensa alla ciclistica di serie della “povera” Cagiva vengono i brividi!