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Moto Opel, anche le due ruote nella storia del brand

Opel produsse anche moto agli inizi del 900. La produzione però terminò nel 1929 dopo il passaggio a GM e le attrezzature furono vendute alla NSU

Opel è stato anche un marchio di moto ma la produzione terminò esattamente novant’anni fa, ovvero nel 1929 quando la Casa di Rüsselsheim entrò nel gruppo industriale GM. Gli interessi degli americani erano lontani dalle due ruote e l’anno seguente si chiuse definitivamente l’esperienza Opel e le attrezzature utilizzate per produrle furono vendute alla NSU.

ORIGINI Opel, che all’epoca è uno dei maggiori produttori di biciclette, ipotizzò la prima moto nel 1901, quando i fratelli Opel si misero allo studio una prima motocicletta. Nell’Autunno di quello stesso anno costruirono così la loro prima “bicicletta a motore”, definizione particolarmente appropriata visto che le moto dell’epoca avevano ben poco in comune con quelle che oggi noi conosciamo. Avevano un telaio di bicicletta al quale erano adattati un serbatoio e un motore monocilindrico (verticale nel caso della Opel) collegato alla ruota posteriore per mezzo di una cinghia di cuoio. Tutto ciò senza rinunciare ovviamente ai pedali perché in fondo non si era ancora ben certi di quanto fosse davvero affidabile un motore a scoppio. Per non parlare del fatto che spesso la potenza di quei motori non era sufficiente per superare alcune salite ripide! Il prezzo relativamente accessibile (700 Marchi) della Opel 2 HP decretò l’immediato successo della prima motocicletta Opel.

BICILINDRICHE Lo sviluppo delle moto Opel fu immediato e la potenza della monocilindrica fu aumentata progressivamente entro il 1907 fino a 3,25 CV e dall’altro si costruì una bicilindrica ad accensione elettromagnetica da 3,5 CV. Pur essendo commercializzate a prezzi di rispettivamente 400 e 600 Marchi, questi modelli ebbero un modesto successo e a fine anno uscirono già di produzione.

Sette anni più tardi gli Opel tornarono sui loro passi e misero in cantiere lo sviluppo di una motocicletta leggera e robusta. Furono rispolverati vecchi progetti e si arrivò alla conclusione che la “bicicletta a motore” era il veicolo adatto per il pubblico dell’epoca. Si trattava di una normalissima bicicletta dotata di monocilindrico di 140 cc da 1 CV montato sulla ruota posteriore in grado di raggiungere a malapena i 40 km/h in pianura. Ne furono realizzate tre versioni differenti: una da uomo, una da donna e perfino una sportiva.

ANNI VENTI Nei difficili anni del Primo Dopoguerra la produzione di moto Opel fu supportata anche da una serie di successi sportivi. A partire dal 1922 le speciali monocilindriche a 4 valvole Opel vinsero praticamente tutte le gare tedesche. Uno dei corridori più famosi fu Fritz von Opel, figlio di Wilhelm.

Verso la metà degli Anni Venti Opel lanciò una monocilindrica di 498 cc che con i suoi 16 CV aveva prestazioni decisamente brillanti. La sua produzione proseguì fino al 1925, quando la Opel sospese nuovamente l’attività in campo motociclistico. Tre anni dopo la produzione di moto Opel riprese nelle officine Elite-Diamant, in Sassonia, di cui i fratelli Opel avevano acquisito il 75%. Nel 1928 fu presentata la Motoclub, una moto dalla linea moderna e dall’eccezionale maneggevolezza, che raggiungeva i 120 km/h, ma che in realtà era la riedizione di una moto prodotta con il marchio Neander (dal nome del progettista, il grafico, pittore e costruttore Ernst Neumann-Neander).

OPEL MOTOCLUB Le principali novità della Opel Motoclub erano rappresentate dal telaio realizzato in profilati d’acciaio stampati e chiodati anzichè in tubi d’acciaio (una soluzione che consentiva di contenere i costi di produzione e il peso della moto, aumentando al tempo stesso la rigidità e robustezza dell’insieme) e la forcella elastica di insolito disegno. La Motoclub sul mercato prevedeva una versione base con motore da 16 CV (1.190 Marchi) e la SS con motore da 22 CV (1.290 Marchi) riconoscibile per i due tubi di scarico, dotate entrambe con cambio a 3 marce. Purtroppo la Motoclub arrivava tardi sul mercato. Da un lato si sentono segni di una crisi industriale e dall’altro la nuova proprietà cambiarono i piani dell’azienda.

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Redazione

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