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Visita alla Brembo
Una visita lampo quella fatta alla Brembo, con la disponibilità di Eugenio Gandolfi, ex Race Engineer, e di Gabriele Verdelli, ingegnere del reparto High Performance Kit Design, ripercorreremo la storia della pompa freno radiale. Un “viaggio” iniziato nel 1985 con il primo brevetto…
La nostra visita presso la Brembo è stata estremamente breve, ma sufficiente a percepire il grandioso spazio che il marchio italiano occupa nel panorama mondiale. Gli argomenti che avremmo potuto affrontare sono innumerevoli: dalla produzione dei primi impianti per moto e auto, al racing puro della F1 e MotoGP, passando per il centro ricerca e sviluppo. Però, in un’ottica incline prettamente all’elaborazione, qual è quella che identifica la nostra rivista, ci siamo soffermati su un argomento più “vicino” al normale motociclista e cioè storia, sviluppo e funzionamento della pompa radiale, uno tra i primi componenti che viene sostituito dagli appassionati. Lo abbiamo fatto grazie a due ingegneri Brembo: Eugenio Gandolfi, una vita passata sui campi di gara, e Gabriele Verdelli “papà” della pompa radiale RCS con interasse variabile, cui dedicheremo particolare attenzione.
Storia della pompa radialeBrembo ha introdotto negli anni diverse innovazioni, che riguardano le soluzioni tecniche, i materiali, le lavorazioni, le forme e l’estetica dei componenti del sistema frenante. Una di queste è la pompa freno radiale, che ha rivoluzionato il mondo dei sistemi frenanti delle motociclette nell’ultimo decennio. Progettata inizialmente per utilizzo racing, il suo impiego si è esteso anche alle moto da strada; attualmente non esiste moto sportiva che non sia dotata di pompa radiale. Nasce per rispondere alle esigenza di riduzione degli ingombri lungo il manubrio delle moto da gara e di maggior ergonomia del pilota. Essa differisce dalla pompa assiale fondamentalmente per la posizione dell’asse del pistone, perpendicolare all’asse dell’impugnatura del manubrio (da cui la denominazione “radiale”) invece che parallelo all’impugnatura. Nella radiale la forza applicata sulla leva è trasmessa in maniera diretta al pistone della pompa, senza le perdite di attrito dovute alla scomposizione delle forze che si verifica in quelle tradizionali. Il concetto di pompa radiale in Brembo esiste fin dal 1985, anno del primo brevetto, in cui la leva ha distanza fissa dalla manopola e le guarnizioni di tenuta sono alloggiate nel corpo pompa. L’anno successivo viene montata sulla Yamaha YZR OW 81 di Eddie Lawson, che vince poi il titolo mondiale nelle 500. Il pilota americano apprezza da subito la nuova pompa, capace di fargli gestire con maggior precisione le forti staccate in gara. Negli anni successivi la pompa radiale viene adottata da tutti i piloti delle moto da GP, dalle 500 fino alle 125, per poi estendersi a tutte le competizioni, dalle Superbike fino ai campionati nazionali. Nel 1988 Brembo brevetta due evoluzioni del concetto base. Nell’aprile ’88 si introduce un dispositivo per la regolazione della posizione della leva di comando. Nel terzo brevetto, dicembre ’88, il dispositivo di regolazione viene ulteriormente migliorato, mentre le guarnizioni di tenuta della pompa migrano dal corpo pompa al pistone, assumendo così la configurazione che ancora oggi è adottata. Dall’ultimo brevetto dell’88 passano 14 anni prima che una moto di serie monti una pompa freno radiale: l’Aprilia RSV Mille del 2002. Nel frattempo si ricercano ulteriori miglioramenti, come quello del brevetto del 1991, cioè la regolazione in continuo sull’interasse, che però non va in produzione. Infine, ecco la pompa 19 RCS lanciata sul mercato alla fine del 2007. Pompa radiale 19 RCSPrima dell’avvento della 19 RCS erano disponibili due modelli di pompa freno radiale Brembo: 19×18 e 19×20. La scelta è da effettuarsi in ragione del feeling che queste due configurazioni forniscono al pilota. La pompa 19×18 è più modulabile, in quanto richiede una corsa d’azionamento leggermente maggiore rispetto alla 19×20, che risulta invece leggermente più pronta.
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